Mario Sironi. Sintesi e grandiosità

  • Pandora, Mario Sironi
  • Il camion, Mario Sironi
  • Figura con modello, Mario Sironi
  • Paesaggio urbano, Mario Sironi
  • La Giustizia, Mario Sironi
  • Solitudine, Mario Sironi
  • Paesaggio urbano, 1925-28, Mario Sironi

 

Una grande e approfondita retrospettiva ripercorre l’opera di Mario Sironi a sessant’anni dalla morte.

Le 110 opere esposte ricostruiscono l’intero percorso artistico di Sironi: dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo; dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano; dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta; fino al secondo dopoguerra e all’Apocalisse dipinta poco prima della morte. Sono esposti, infatti, alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo (l’affascinante “Pandora”, 1921-1922; “Paese nella valle”, 1928; “Case e alberi”, 1929; “L’abbeverata”, 1929-30), e altri completamente inediti.

Ampiamente rappresentato in mostra è il ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919 ed esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di costruire, in tutti i sensi. Tra questi i ben noti “Sintesi di paesaggio urbano”, 1921; “La cattedrale”, 1921; “Paesaggio urbano col tram” 1925-28, del Museo del Novecento, esposto alla Biennale di Venezia del 1928; “la Periferia” del 1943. Un gruppo nutrito di opere però testimonia Sironi come interprete anche della figura umana: il pierfranceschiano “Nudo” del 1923, prediletto da Margherita Sarfatti; la misteriosa “Donna con vaso” del 1924; il “Pescatore”, 1925; “La fata della montagna”, 1928; la “Niobide” del 1931, e il doloroso “Lazzaro”, 1946, dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva creduto.

Capolavori monumentali quali la luminosa “Vittoria alata”, il gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma, il visionario “Condottiero a cavallo” (tutti realizzati nel 1935) e il potente studio preparatorio, lungo quasi sei metri, della “Giustizia Corporativa” (1937-38), testimoniano il suo legame alla pittura murale negli anni Trenta, a cui viene dedicato ampio spazio nel percorso espositivo.

Il “viaggio” nell’arte di Sironi volge al termine nelle ultime sale che documentano i drammatici anni finali dell’artista, tormentato anche dalla perdita della figlia Rossana, che si toglie la vita nel 1948 a diciotto anni.

Numerosi i prestiti da musei come la Pinacoteca di Brera, Ca’ Pesaro e la Fondazione Guggenheim di Venezia, il Mart di Trento e Rovereto e diverse collezioni private che hanno consentito di riunire i maggiori capolavori del Maestro.

Il catalogo, realizzato della Casa Editrice Ilisso, accompagna la mostra. Il volume, oltre al saggio introduttivo di Anna Maria Montaldo, riporta un ampio saggio e le schede analitiche di tutte le opere di Elena Pontiggia, studiosa dell’artista e autrice della sua prima biografia (“Sironi. La grandezza dell’arte, le tragedie della storia”, 2015).

 

 

Museo del Novecento

Milano

23 luglio 2021 - 23 marzo 2022