Collezione Torlonia – Palazzo Caffarelli

Collezione Torlonia,
c.d. Eutidemo, FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

Fino al 29 giugno 2021 sarà aperta al pubblico l’attesissima mostra I Marmi Torlonia.Collezionare Capolavori. 92 opere greco-romane sono state selezionate tra i marmi della più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo.

L’esposizione . il risultato di un’intesa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con la Fondazione Torlonia; e nello specifico, per il Ministero, della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con la Soprintendenza Speciale di Roma. Il progetto scientifico di studio e valorizzazione della collezione . di Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri. Electa, editore del catalogo, cura anche l’organizzazione e la promozione dell’esposizione. Il progetto d’allestimento . di David Chipperfield Architects Milano, negli ambienti dello spazio espositivo dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, tornati alla vita dopo oltre cinquanta anni grazie all’impegno di Roma Capitale per restituire alla cittadinanza un nuovo spazio espositivo progettato e interamente curato della Sovrintendenza capitolina. La Fondazione Torlonia ha restaurato i marmi selezionati con il contributo di Bvlgari che . anche main sponsor della mostra. Il progetto della luce . stato scritto da Mario Nanni, lumi Viabizzuno.

Collezione Torlonia, Vecchio da Otricoli, ©FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

La mostra conduce in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso le vicende dei diversi nuclei collezionistici confluiti nella collezione Torlonia, composta da 620 pezzi tra cui sono stati selezionati statue, sarcofagi, busti, rilievi ed elementi decorativi. Sono stati individuati cinque momenti che corrispondono alle sezioni del percorso espositivo. L’allestimento ha tratto ispirazione dal Catalogo del Museo Torlonia del 1884/1885, nel quale le sculture vengono presentate su uno sfondo nero che astrae l’opera. Le sculture selezionate sono dunque allestite su uno sfondo omogeneo scuro, cos. da farle emergere singolarmente ed esposte su sfondi diversi colorati cos. da farle risaltare collettivamente, come parte di un racconto, in cinque capitoli, per illustrare l’evoluzione della collezione nel tempo e contemporaneamente illustrare la localizzazione delle sculture nel loro periodo storico.

• Evocazione del Museo Torlonia fondato nel 1875 e rimasto aperto fino all’inizio del secolo scorso.

• Sculture provenienti dagli scavi archeologici effettuati nell’Ottocento nelle proprietà Torlonia.

• Marmi provenienti da collezioni settecentesche custoditi a Villa Albani, acquistata nel 1866 dal Principe Alessandro Torlonia, e dello Studio dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi.• Un ricco nucleo proveniente dalla collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani
acquistata dai Torlonia nell’Ottocento.

• Il percorso si conclude con un insieme di opere riunite in raccolte quattro e cinquecentesche.

Il Museo Torlonia si racconta dunque come una collezione di collezioni, o come un gioco di scatole cinesi, in cui una raccolta racchiudeva in s. pezzi provenienti da collezioni ancor più antiche.

L’allestimento, tridimensionale e tettonico, si erge dalle fondazioni per mettere in scena
sia la varietà dei marmi Torlonia sia la stratificazione del Mons Capitolinus. Consiste in
pavimentazioni e plinti che emergono a diverse altezze, come estrusioni delle pavimentazioni
continuee, composti in mattoni realizzati a mano da argilla grigio scuro, un riferimento alle
antiche architetture romane in laterizio e alle fondazioni in pietra dell’Aedes Iovis Optimi
Maximi Capitolini, il grande edificio esistito in Campidoglio, sottostanti Villa Caffarelli.

Collezione Torlonia, Rilievo con scena di porto, ©FondazioneTorlonia PH Lorenzo De Masi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’eccezionalità dei materiali esposti si aggiunge il fatto che essi hanno conservato
restauri e integrazioni storiche, riflettendo il gusto e l’uso di epoche in cui i reperti mutili
venivano “completati”, nelle parti mancanti, anche ricorrendo all’abilit. di famosi scultori delù
tempo. La mostra racconta cos. una lunga storia non solo del collezionismo ma delle pratiche
di restauro, che si chiude in maniera emblematica con la statua di un Ercole composto da 125
frammenti di marmo. Il restauro ha contribuito in maniera determinante ad aggiungere nuovi
indizi storici sulle opere in mostra rivelando, ad esempio, tracce di colore sul Rilievo di Porto
del III sec. d.C., confermando la mano di Gian Lorenzo Bernini per la statua del Caprone a
riposo. Impressi nella materia che li costituisce, il restauro ha scoperto una stratificazione di
segni che oggi, grazie alle nuove osservazioni condotte, si . cercato di decodificare, per poter
giungere alla loro piena comprensione e a una corretta datazione.

La mostra sfocia infine nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono stati raccolti per
l’occasione le statue di bronzo che il papa Sisto IV don. al popolo romano nel 1471: un’accorta
risposta sovrana all’incipiente collezionismo privato di statuaria antica. Segno, questo, di un
processo culturale in cui Roma e l’Italia hanno avuto un primato indiscutibile: i musei sono nati
dal collezionismo di antichità. E questa storia contemporanea si concluder. con l’individuazione
di una sede espositiva permanente per l’apertura di un rinnovato Museo Torlonia.

Sezione I

Il Museo Torlonia

Collezione Torlonia,
Hestia Giustiniani, ©FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

Concepito verso il 1859 quando Roma era capitale degli Stati pontifici, il Museo fu fondato nel 1875, quando Roma era diventata capitale del Regno d’Italia. Otto edizioni del catalogo, di cui alcune in francese e inglese, furono stampate dal 1876 al 1885 a cura di Pietro Ercole Visconti e poi del nipote Carlo Ludovico. L’imponente catalogo del 1884–5, in mostra nell’ultima sala, offre le fotografie di tutte le 620 sculture del Museo e fu il primo esempio di un catalogo di sculture antiche integralmente riprodotte in fototipia.

Il Museo Torlonia era collocato in un vasto stabile di via della Lungara, tra la Porta Settimiana e Palazzo Corsini, e le sculture erano esposte in 77 sale. Alcune erano organizzate per temi: “gli animali”, “le Muse”, i sarcofagi, e una vasta galleria di 122 busti-ritratto: .un immenso tesoro di erudizione e d’arte. (P. E. Visconti).

Questa sezione intende evocare il Museo Torlonia in alcune delle sue componenti più. significative:

• l’unico bronzo della raccolta, un Germanico scavato nel 1874 e prontamente restaurato e integrato;

• tre famosi ritratti: la Fanciulla, forse da Vulci; il cosiddetto Eutidemo, già creduto un sovrano greco-orientale; e il Vecchio, forse da Otricoli (già creduto Galba);

• venti busti della galleria di ritratti imperiali (o creduti tali), di varia provenienza, ordinati secondo l’ordine cronologico dei personaggi rappresentati.

Sezione II

Scavi Torlonia (secolo XIX)

Il Principe Giovanni Raimondo Torlonia (1754–1829) e poi il figlio Alessandro (1800–1886),
il fondatore del Museo Torlonia, condussero un’intensa attivit. di scavo nelle loro propriet.
intorno a Roma: le tenute di Roma Vecchia e della Caffarella, le Ville dei Quintili, dei Sette
Bassi e di Massenzio e altre notevoli aree archeologiche. Emergono fra queste i resti della villa
di un ricchissimo filosofo e mecenate greco, Erode Attico (II secolo d.C.), che vi aveva esposto
preziose sculture importate da Atene. Nel corso dell’Ottocento gli scavi Torlonia si estesero
anche lungo la via Appia e la via Latina, dove erano in antico importanti sepolcreti.
Anche l’acquisizione di altri latifondi (a Porto, in Sabina, nella Tuscia) port. a fortunati
scavi, fra i quali risaltano quelli del Portus Augusti, il principale sbocco a mare di Roma in età
imperiale, e quelli dell’antica Cures (Fara Sabina), da dove proviene il bronzo di Germanico in
mostra nella prima sala.<p>

Sezione III

Villa Albani e lo Studio Cavaceppi (secolo XVIII)

Collezione Torlonia,
Fanciulla da Vulci, ©FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

Molte sculture del Museo Torlonia vengono da due grandi nuclei formatisi nel secolo XVIII:
le raccolte di Villa Albani e i marmi che, alla morte del celebre scultore Bartolomeo Cavaceppi
(1716–1799), si trovavano nel suo studio in via del Babuino a Roma.
Villa Albani, costruita dal 1747 in poi dal cardinale Alessandro Albani (1692–1779) per
ospitare la sua straordinaria collezione di antichità, venne acquistata dal Principe Alessandro
Torlonia nel 1866.
L’allestimento originario, a cui aveva collaborato anche il grande studioso tedesco Johann
Joachim Winckelmann (1717–1768), era stato modificato a seguito di spoliazioni francesi e altri
eventi, ma la collezione è stata preservata nel suo complesso. Il Principe Alessandro Torlonia
spostò nel suo Museo numerosi busti-ritratto, vasche e statue da fontana e qualche altra scultura.
I marmi dallo Studio Cavaceppi testimoniano l’intensa attività dello scultore nel restauro
e nel commercio di sculture antiche. Il Principe Giovanni Torlonia comprò all’asta il 9 aprile
1800 tutti i marmi che Cavaceppi aveva raccolto e lasciato in eredità all’Accademia di S. Luca.
Amico di Winckelmann, Cavaceppi era stato protetto dal cardinale Albani e aveva restaurato
molte delle sue sculture: i due nuclei settecenteschi poi confluiti nel Museo Torlonia sono
dunque strettamente connessi fra loro.
Questa Sezione mostra alcune delle più importanti sculture Albani e Cavaceppi.

Sezione IV

La collezione di antichità di Vincenzo Giustiniani (secolo XVII)

Collezione Torlonia, Statua di caprone in riposo, ©FondazioneTorlonia PH Lorenzo De Masi

 

Il Marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637) fu raffinatissimo collezionista. Conoscitore
d’arte e autore di penetranti scritti teorici (Discorso sopra la pittura, Discorso sopra la
scultura, Istruzioni necessarie per fabbricare), protesse fra gli altri il poeta Giovan Battista
Marino e Caravaggio. Nel suo palazzo romano (ora sede della Presidenza del Senato) espose la
sua splendida collezione di antichità, che volle registrata nel 1636–37 in una sontuosa opera a
stampa, la Galleria Giustiniana (due volumi con 330 incisioni, che riproducono gli esemplari
più importanti, scelti anche fra quelli raccolti nelle sue residenze extra-urbane).
Contro la volontà del Giustiniani, le sue raccolte d’arte finirono per essere disperse.
Il nucleo più consistente delle antichità fu acquistato dal Principe Giovanni Torlonia nel 1816,
ma per varie vicende solo nel 1856–59 venne nelle mani del figlio Alessandro, che lo pose nel
Museo da lui fondato.
Sono esposte tra l’altro alcune sculture che alludono al gusto per le narrazioni e le curiosità
erudite che influenzò le inclinazioni collezionistiche del Giustiniani:

• una replica del Fanciullo che strozza l’oca, da un perduto originale in bronzo dello scultore
ellenistico Boethos;

• una coppia di marmi restaurati e integrati in modo da rappresentare la storia di Apollo
che scortica Marsia.

Sezione V

Le collezioni di antichità dei secoli XV–XVI

Nel catalogo del Museo Torlonia (edizione del 1885), Carlo Ludovico Visconti citava «l’acquisto,
o totale o parziale, di alcune antiche ed insigni collezioni romane» come parte essenziale del
«saldo proposito» del Principe Alessandro mentre andava componendo il suo Museo.
Mentre le più antiche raccolte romane di antichità (secoli XV e XVI) venivano
disperdendosi, alcuni nuclei giunsero al Museo Torlonia come parte di più vaste acquisizioni
(Albani, Giustiniani, Cavaceppi), o per acquisto diretto.
Questa sezione offre una selezione di sculture del Museo Torlonia che risultano
documentate in collezioni dei secoli XV–XVI.
In una delle sale di questa sezione è esposta la Tazza Torlonia, documentata da disegni
d’artista sin dal 1480 in una chiesa di Trastevere, poi nel giardino del cardinale Federico Cesi
(1500–1565) e quindi a Villa Albani.

Nel giardino Cesi la Tazza era allestita come vasca da fontana, con un Sileno versante da un otre.
Quel Sileno, ancora a Villa Albani, è stato sostituito in mostra da una statua assai simile del
Museo Torlonia (proveniente dalla raccolta Giustiniani).

Nell’ultima sala su un tavolo con ripiano di porfido (forse ricavato da una grande colonna
di questo prezioso e raro materiale), è posta una copia del sontuoso volume del Museo Torlonia
(1884) con riproduzione in fototipia di tutte le 620 sculture del Museo.
Una documentazione fotografica così estesa e minuziosa era del tutto nuova per quel tempo.
Il volume fotografico fu accompagnato da un volume di testo, in italiano e in francese, scritto
da Carlo Ludovico Visconti, che aggiornò e ampliò il catalogo dello zio Pietro Ercole Visconti
pubblicato dal 1876 in poi in varie edizioni (anche in francese e in inglese). Questi volumi non
furono posti in vendita, ma donati dai Principi Torlonia a biblioteche e personaggi illustri